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Tra cortili e galassie: memorie e suggestioni di Franco Battiato

2025-06-04 06:00

Giada Venticinque

Seconda,

Tra cortili e galassie: memorie e suggestioni di Franco Battiato

“L’Accademia è uno spazio di vita e quale miglior modo per ricordare una figura che della vitalità ha fatto la sua arte?”

“L’Accademia è uno spazio di vita e quale miglior modo per ricordare una figura che della vitalità ha fatto la sua arte?” Rosaria Calamosca, docente di illustrazione all’Accademia di belle Arti di Catania, introduce i presenti dentro un viaggio emozionale “Tra cortili e galassie”, memore delle nostalgie di un artista senza tempo. Gli artisti presenti in aula insieme agli appassionati ascoltatori, ispirandosi alle parole degli ospiti Carmelo Bongiorno e Elvira Seminara, saranno protagonisti di un flusso creativo che darà vita a illustrazioni live e disegni inediti su carta.

 

“Voglio raccontarvi come ho conosciuto Franco Battiato”, prosegue Carmelo Bongiorno, fotografo catanese e all’ora curioso estimatore del cantautore. Erano gli anni 90’ e per intercessione della manager riuscì a mettersi direttamente in contatto con l’autore della “Cura” che lo invitò nella sua casa a Milo. Intendeva conoscere l’artefice di quegli scatti che gli avevano rubato lo sguardo. “Si pensa a Battiato come un santone, lo era ma era anche una persona estremamente simpatica”, tanto da montare un’improvvisa e goliardica partita a biliardo durante le prime ore di conoscenza dei due. Un momento di quotidiana spontaneità che ben mostra l’affabile natura dell’interprete siciliano.

 

“Mi sembrava complicato raccontare Franco perché non era esattamente un uomo di questo mondo, era in qualche modo un alieno”. Elvira Seminara, invitata a presentare il suo libro “In Sicilia con Franco Battiato. Cortili e galassie di un’anima errante”, confida di aver provato uno sgomento interiore all’idea di dover raccontare la Sicilia, con lo sguardo di chi osservava i luoghi non con concretezza e saldezza corporea ma mediante una visione astratta e insieme astrale della vita. Consapevole che, “lui i luoghi li viveva raccogliendo ciò che gli suscitava emozione”, la narrazione si è data interamente seguendo il moto ciclico e circolare di Franco Battiato che della simultaneità nel presente ha fatto la sua matrice perpetua. “Tutto si estendeva nell’universo”, senza che vi fosse una fine e un inizio, così il cammino dell’anima ha preso forma nella metamorfosi e nella ricercata trasmutazione di tutte le cose.

 

“Non c’è una canzone in cui non ci sia la Sicilia nel suo testo e nella musica. Franco era capace di sicilianizzare il mondo e mondializzare la Sicilia. Faceva poesia dove non te l’aspetteresti, superando i canoni e mescolando cortili e galassie”. Due universi apparentemente inconciliabili che segnano la “tipografia dell’anima di Battiato, la sua capacità assoluta e naturale di spostarsi dal minimo al massimo senza gerarchia”. Il cortile riflette la sua visione della vita autentica, luogo in cui uomini e donne vivevano la quotidianità dell’agire e la propria dimensione domestica. Quel contesto in cui si aspettava il sopraggiungere della sera, dove i giovani si innamoravano, gli anziani trasognavano i ricordi ed i profumi si mescolavano ai suoni sinergici dell’esistenza. E, come fossero elementi intrinseci di uno stesso atlante, l’isolano si volgeva al cielo e vedeva agitarsi incredibili meraviglie, dalle intersezioni delle luci tra le nuvole, all’incupirsi delle sfumature d’ombra. Sguardi oltre tempo che hanno scaturito testi tra i più variopinti ma con la stessa medesima urgenza di trasmettere suggestioni che arrivassero a tutti con propria personale accoglienza.

 

“Noi occidentali abbiamo la smania di riempire, Franco guardava al pensiero orientale il cui il vuoto al contrario è un valore e vuol dire accoglienza”. Il vuoto è presupposto per il suono, per la definizione di un’immagine, per il sentimento che rinvigorisce. È l’azzeramento di qualsiasi estremismo, una purificazione che riduce all’essenza vera e crea nuove condizioni di vita. L’acuire delle percezioni genuine che ne derivano, è stato probabilmente il motivo per cui le fotografie di Carmelo Bongiorno, private del colore e dello sfarzo del di più, sono entrate in simbiosi con lo spirito dell’amico Battiato.

 

Conciliare l’abbandono del corpo con l’etereo spirito di Battiato “è stato perturbante - continua Elvira Seminara - vedevo un corpo disabitato e un sorriso insieme tristissimo che misura ciò che perde ma anche un senso di innocenza che faceva immaginare la sua anima sollevarsi e raggiungere un livello più alto di permanenza”. Nostalgica dei ricordi, riempita dei gesti, dagli affetti e dalle esperienze del corpo, l’anima elevandosi sospira eternamente e “mai saremo morti e mai nati” se la vita è un ciclo la cui fine è anche il suo inizio.

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