Se sei mai entrato nella cucina di una nonna siciliana, avrai notato sicuramente un oggetto misterioso, spesso nascosto tra pentole e padelle, ma onnipresente come il profumo di sugo la domenica mattina: la buatta. Non si tratta di un ingrediente segreto né di un amuleto culinario, ma di qualcosa di ancora più affascinante… un barattolo di latta!
Ma attenzione: la buatta non è un semplice contenitore. È un simbolo, una reliquia del passato e, in molti casi, una sorta di scrigno magico dove si celano tesori gastronomici in attesa di essere scoperti.
L'etimologia del nome: una parola, mille storie
Il termine buatta affonda le radici nell'influenza francese sulla lingua siciliana. Deriva, infatti, dal francese antico boîte, che significa "scatola" o "contenitore". Ma in Sicilia, si sa, nulla è mai solo ciò che sembra. Qui, la parola ha assunto una vita propria, trasformandosi nel corso dei secoli in un'icona della cultura popolare.
Già nell’Ottocento, i commercianti siciliani usavano il termine per riferirsi ai grandi barattoli di latta in cui venivano conservati pomodori pelati, tonno sott’olio, olive e altri prodotti destinati a durare nel tempo. E così, la buatta si è fatta spazio nelle cucine e nei cuori dei siciliani, diventando un'alleata preziosa per chi sa che un buon pasto inizia sempre con un ottimo ingrediente ben conservato.
La buatta e le leggende siciliane: tra mistero e risate
Attorno alla buatta girano storie e leggende che si tramandano di generazione in generazione. Una delle più famose racconta di Nonna Peppina, una cuoca impareggiabile del Palermitano, nota per il suo sugo che faceva venire l'acquolina in bocca persino ai santi in paradiso. Si dice che custodisse gelosamente il segreto della sua passata di pomodoro in una grande buatta di latta, nascosta in fondo alla dispensa come fosse il Sacro Graal della cucina siciliana. Quando qualcuno osava chiederle la ricetta, lei rispondeva con un sorriso furbo: "Figghiu, u segretu è dintra ‘a buatta, e la buatta nun si spìa!" (Figlio mio, il segreto è dentro la buatta, e la buatta non si spia!).
Un’altra storia, più recente, narra di un’anziana signora di Catania che, durante un litigio con il marito, gli lanciò addosso una buatta di tonno sott’olio. Il povero uomo, oltre a beccarsi un bernoccolo, si ritrovò con l’odore di pesce addosso per giorni. Da allora, in alcune famiglie siciliane si dice: "Attento a comu parri, ca ti tiru na buatta!" (Attento a come parli, che ti lancio una buatta!).
La buatta oggi: dall’antico barattolo al trend vintage
Oggi la buatta è un vero e proprio oggetto di culto. Se un tempo era un umile barattolo da riutilizzare per conservare il pomodoro fatto in casa o per riporre utensili da cucina, adesso è diventata un elemento di design. Dai ristoranti che usano vecchie buatte come portaposate ai mercatini vintage dove vengono vendute come pezzi d’arredamento, il fascino di questo barattolo di latta non smette di conquistare nuove generazioni.
Alcuni chef stellati siciliani hanno persino riportato in auge la tradizione, servendo pietanze direttamente in buatte decorate, per un tocco rustico-chic che strizza l’occhio alla nostalgia. Insomma, il mondo cambia, ma la buatta resta!
La buatta non è solo un contenitore, è un simbolo della Sicilia autentica: pratica, ingegnosa e capace di trasformare anche un semplice barattolo in un’icona intramontabile. Se la trovi in un angolo polveroso della cucina della nonna, non sottovalutarla: potrebbe nascondere il segreto di un sugo perfetto… oppure essere pronta per volare in aria al primo litigio!
E tu, quante buatte hai in casa?